понедельник, декабря 14

Boys! review: Aristocrazia webzine

Aristocrazia webzine:

Non conoscevo gli Evoke Thy Lords fino a che — tramite la sempre attivissima Solitude Productions — non mi è arrivato tra le mani questo disco; a conti fatti, posso assai dolermi di questa mia mancanza. Attivo da più di un decennio, il gruppo proveniente dalla gelida e inospitale Siberia aveva già all'attivo due album prima di rilasciare in questo 2015 la nuova creazione intitolata "Boys! Raise Giant Mushrooms In Your Cellar!". Non essendo però in grado di fare paragoni con il passato, mi inoltro immediatamente a presentarvi il lavoro in questione.

Prendete un grosso calderone, accendeteci sotto un grande fuoco e preparatevi a mescolare Ozric Tentacles, Hawkwind e compagnie di musicisti vari ricolmi di droghe psicotrope; irrobustite con consistenti dosi di Stoner-Doom degenerato, grasso e acido stile Bongzilla e Weedeater e unite un pizzico di quell'aroma ipnotico che potrebbe ricordare vagamente i Celestial Season di "Solar Lovers"; ora spolverate ancora il tutto con ariose quanto evocative aure oniriche, portate in dono dagli interventi del flauto. Quarantacinque minuti a fuoco tassativamente lento e vi troverete di fronte a un'autentica esplosione lisergica.



Tra psichedelici e assurdi viaggi mentali fra cosmi impensabili e inospitali mondi alieni ("I Want To Sleep", "Damn These Deserts", "Human Thoughts As A Weapon"), e impressioni di distorte atmosfere esotiche che — unite a sezioni di maggior pesantezza Death-Doom — potrebbero tranquillamente essere uscite da un racconto di Lovecraft ("Betrayer / Lier", "World Without Me", "Time Is A Murderer"), il disco si snoda come un vero e proprio red carpet verso l'oblio più totale e avvolgente. Vario ma incredibilmente coeso, caleidoscopico senza mai slegarne le varie componenti, il Doom degli Evoke Thy Lords è un Doom che non appartiene a questo pianeta e probabilmente nemmeno a questo lato dimensionale dell'universo.

La proposta è fuori dagli schemi quanto basta per mandare in pappa il cervello dell'ascoltatore, tuttavia senza mai essere troppo esagerata o forzatamente eccentrica; uno splendido lavoro che — a dispetto di una veste grafica che lascia francamente un po' il tempo che trova — risulta essere un puro concentrato di ispirazione lisergica. Gli Evoke Thy Lords hanno sfornato davvero un piccolo gioiellino, il quale farà certamente la felicità di tutti coloro che sognano di far crescere funghi giganti nelle proprie cantine.


Everything is rotated in and out without being overused; the female vocals, the death growls (which seems just as sparse and limited as on their previous release), the flutes and everything else, keeping the songs from becoming same old, same old. Opening the CD with a 7 minute instrumental ('Damn These Deserts') was a risky endeavour, but it's all about the music here and Evoke Thy Lords still delivers a sonic stoned out trip (including a space jam passage on the CD ender), though the blunders here are a bit more damaging than they were on the last full length.

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